Foto di viaggio, costruire un visual storytelling con Storehouse App

Si chiama “visual storytelling”, e chi fa marketing 2.0  sa bene di cosa sto parlando. E’ la capacità di raccontare una storia per immagini. Di coinvolgere, di trasmettere emozioni, di trasformare il vecchio album di foto in un prodotto più complesso, più bello, più multimediale – o, come si dice oggi, crossmediale.

Il web marketing, insegnano gli esperti, deve essere sempre più in grado di utilizzare i nuovi strumenti della rete. Ma noi qui, oggi, ci occupiamo di altro: ovvero, di come usare la narrazione per immagini sul web servendovi di qualsiasi strumento a disposizione da Youtube a Instagram, da Facebook a Tumblr, sino a Pinterest. Più nello specifico, parliamo di Storehouse, un’app per iPad (esatto, solo per iPad – e questo è il suo primo difetto, ma tant’è) creata appositamente per il visual storytelling.

Guardate questo breve video in inglese che ne mostra il funzionamento:

Scarica l’App, carica le foto

In buona sostanza: scaricate l’App (gratuita), scegliete la foto – oppure il filmato – di copertina e il titolo, poi iniziate a lavorare il vostro album, caricando le foto dal “rullino”, assemblandole e tagliandole come preferite, tutto con il sistema touch. Potete aggiungere del testo, ovviamente. Testo base di grandezza regolabile, ma anche titoli in grassetto e “quotation”, ovvero citazioni tra virgolette. Il testo non può essere allineato (“sbandierato”, diremmo noi giornalisti) né a destra né a sinistra: sta solo sotto una foto, in orizzontale, come una classica didascalia a numero di righe variabili.

Quando avete finito e siete soddisfatti, pubblicate (“edit”). Storehouse vi restituirà un link da condividere, ma anche un codice embed (solo dal sito, non dalla app) per inserire il vostro storytelling nel codice sorgente di un post sul vostro blog. Qui, però, arriva la brutta sorpresa. Perché l’embed si risolve in una preview, non nella narrazione completa. In altri termini: Storehouse vuole che il traffico rimanga comunque sul suo sito – sarebbe così comunque, a dire il vero – e non consente per ora (“Comunque valuteremo”, mi è stato risposto) di visualizzare una storia sul proprio sito, o blog.

Ecco un mio “esperimento” su Belem, cittá dell’Amazzonia brasiliana:

Ed ecco alcune storie che mi sono piaciute, per la qualità fotografica oppure per la scelta dei patterns, delle composizioni. Qui, a differenza della maggior parte delle piattaforme web, si può finalmente magnificare anche il verticale, cosa non da poco…

Volontariato in Rwanda, con un buon mix tra foto e video:

Bali sará anche demodè, ma i suoi colori restano spettacolari:

O ancora, la questua mattutina dei monaci tibetani a Luang Prabang, capitale del Laos:

La storia di Storehouse

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Fondata nel 2013 da Mark Kawano e Timothy Donnelly, Storehouse ha sede a San Francisco ed è stata appoggiata da True Ventures, Lerer Ventures, SV Angel e Designer Fund. Kawano è passato attraverso Frog, Adobe e Apple, dove ha disegnato apps come Aperture e iPhoto. Donnelly proviene da The Daily, la prima app per le news “iPad only”, nel frattempo chiusa. Storehouse attualmente copre 215 Paesi nel mondo e pubblica sulla sua piattaforma decine di migliaia di storie. La sua grafica, semplice ma efficace, ha convinto anche diversi brand, dalla moda ai fotografi professionisti come Jim Richardson, Peter Essick, David Griffin del Washington Post e il premio Pulitzer Vincent Laforet. Piace molto anche per il filone DIY (Do it yourself, noi diremmo la manualistica online) e l’utilizzo pr storie “basic” legate alla vita di tutti i giorni, a partire dalla “documentazione” sui nostri figli che crescono.

Per saperne di più
Il sito di Storehouse
Quando l’immagine diventa tutto (Ninjamarketing)
TravelAgent Storytelling, con Alessio Carciofi
#Italia365, su Instagram la mappa visiva dell’Italia turistica
Steller, app per iPhone e iPod touch

Il video che spiega come funziona Steller, App per iPhone:

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