Uli Emanuele, in volo tra le rocce

Siamo sinceri: chi salterebbe da una montagna alta 500 metri, o da un edificio, da un ponte, con addosso solo ed esclusivamente una tuta alare, stile scoiattolo volante in versione “Batman”? Probabilmente, nessuno, a parte Uli Emanuele.

È uno dei pochi altoatesini ad avere questa passione: il base jumping (si salta con una tuta alare e si atterra con il paracadute). Ha 28 anni, è nato a Bolzano. Ha seguito le orme del padre: il paracadutismo. A 21 era già tra i migliori di tutto il Nordest. E dal paracadutismo al base jumping il “salto” è stato breve. Da sette anni, Uli, si lancia nel vuoto non dall’aereo ma dalle montagne. Lo fa dalle cime delle Dolomiti, come se fosse la cosa più normale al mondo per un essere umano volare come un uccello.

Da tre anni Uli vive in Svizzera, nella regione della Jungfrau, in una delle valli più conosciute tra gli atleti di questo sport estremo. Ha deciso di lavorare in un ristorante del posto che si trova in quota, pur di poter praticare ogni giorno il base jumping: «In estate, quando finisco il mio turno, esco, indosso la mia tuta alare e salto. Atterro nel giardino di casa mia, che si trova a valle». Uli non è un folle. Anzi, prima di ogni volo, calcola sin nei minimi dettagli il “percorso”, valuta il vento e tiene sotto controllo il proprio corpo avvolto dall’aria, che però a causa della forza di gravità scende a velocità impressionanti.

«Chi me lo fa fare? Non lo so. Per me è la cosa più bella del mondo. E vorrei che le persone capissero, che chi pratica questo “sport” non è un pazzo. Non posso permettermi nessun errore e quando sei sul bordo di un tetto di un grattacielo, la tensione sale al massimo. La tensione serve per essere concentrati. Paura? No, mai provata». Uli ha partecipato ad alcuni campionati. Nel 2010, in Spagna, si è piazzato al primo posto, lanciandosi da un grattacielo.

 «Per diventare base jumper bisogna prima di tutto essere un ottimo paracadutista. Devi sapere come si comporta il tuo corpo nell’aria, come funziona il paracadute, come si atterra. Bisogna essere molto precisi e toccare con i piedi un preciso bersaglio. Io ho iniziato a lanciarmi dai ponti, perché sono più sicuri. Ci vuole anche una solida preparazione mentale. Beh, se soffri di vertigini è meglio lasciar stare – dice ridendo -. Ma per il resto, è una sensazione strepitosa».

Il base jumping inizia a farsi strada circa trent’anni fa. Negli Stati Uniti viene praticato in maniera illegale, visto che la legge vieta questi lanci. «In Europa, invece, – prosegue il bolzanino -, è uno sport così poco conosciuto che il legislatore non si è ancora posto il problema». A parte i lanci dai tetti degli edifici, ci sono le gare sui ponti, sulle antenne e in Germania si pratica anche l’indoor (ci si lancia nel giroscale). «Io personalmente – spiega Uli Emanuele -, non pratico questo sport per vincere una gara. A me piace cercare il posto giusto. Valutare come scendere, quale percorso effettuare. Due anni fa, ho trovato una montagna perfetta sulle Dolomiti. Ma ho capito di essere pronto solo ora.

Dove si trova? In Alto Adige, ma preferisco non dire dove. Vorrei fare ancora qualche lancio. E poi: le tute alari migliorano sempre di più. In pratica, volo con il corpo. La tuta si gonfia di aria, ma sta nella bravura dell’atleta capire come usarla. Non so come spiegarlo, ma più lanci fai, più ti viene naturale. Ho una sola regola: rischiare il meno possibile». Uli Emanuele ha firmato un contratto con un’azienda, che vende i video effettuati dal bolzanino in volo.

«Spero diventi la mia professione», dice . Seguitelo sulla sua pagina Facebook. Non ve ne pentirete.

Testo di Susanna Petrone per “Alto Adige”

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