Ecco un angolo di Sahara che, dopo decenni di guerra, da pochi anni di sta svelando al mondo. E’ la terra dei mitici tebu, è il deserto graffiato incessantemente dell’harmattan, è la magia degli incredibili laghi Ounianga: straordinarie perle d’acqua fossile perdute tra la sabbia; oppure delle gole dell’Archei tra le rocce dell’Ennedi. E’ il Ciad – ma potete chiamarlo anche Chad, o Tchad – del Borkou segreto, dove si lotta quotidianamente per sopravvivere e dove il turismo di massa è ancora una entità sconosciuta.
Queste foto fanno parte del racconto per immagini proposto a Bolzano presso l’Espace La Stanza – nell’ambito del fortunato format culturale “Il mondo in una stanza” – dal giornalista e viaggiatore bolzanino Pietro Marangoni e dal fotografo Paolo Cerlini di Parma. I due autori hanno “toccato con mano” , nei mesi scorsi, questo angolo di mondo dimenticato dal mondo se non per la sua rilevanza strategico-militare. Si tratta quindi di immagini da un universo che sta ancora agli antipodi dalla “civiltà dell’inutile”, ma che con fierezza guarda ad un futuro destinato a cambiare i suoi orizzonti. Una importante testimonianza antropologica ancor prima che geografica o turistica destinata a suscitare emozioni, ma anche riflessioni.
Un nomadismo in stretto contatto con la natura
All’Espace La Stanza sono esposte, per una scelta precisa, solo una ventina di immagini in grande dimensione. In loop viene invece presentata una proiezione multimediale che affronta i temi naturalistici legati al paesaggio nonché quelli sociali attinenti alla vita di tutti i giorni sia delle popolazioni nomadi che stanziali nei villaggi di Faya, Fada, Ounianga e Gouru dove rivolgere l’obiettivo verso una donna può ancora costare complicazioni.
“La bellezza vera non va svelata con un reportage che possa sfociare nella banalità di immagini da cartolina.. La bellezza di un luogo, la storia di un popolo, il patrimonio di una cultura lontana vanno scoperti passo dopo passo, attimo dopo attimo per non rimanere storditi da una ricchezza che sta agli antipodi di una povertà che colloca il Ciad agli ultimissimi posti della classifica mondiale sia per quanto riguarda il reddito pro capite che per le aspettative di vita”.
La mostra Tchad Emotion – spiega anche Pietro Marangoni, uno degli autori delle immagini – è legata anche ad un progetto di solidarietà con la “Pharmacie del’ Espoire” (“Farmacia della speranza”, e mai nome è stato più eloquente!) di Ounianga Kebir i cui scaffali desolatamente vuoti sono documentati proprio da alcune immagini proposte. La mancanza di collirio in una regione che combatte quotidianamente con la sabbia del deserto, il vento e il sole è infatti solamente una delle mille emergenze sanitarie cui la popolazione deve far fronte al pari della fornitura di latte per i neonati.
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